Le chiese di Alife non riecheggeranno più delle colonne sonore dei colossal

Le chiese di Alife non riecheggeranno più delle colonne sonore dei colossal

Alife è un piccolo comune della provincia di Caserta, con poco più di 7500 abitanti, antica sede vescovile di fondazione precedente al 499, anno in cui il suo ruolo è stato ufficialmente documentato.

È forse per questo che le faccende religiose, in questo piccolo fazzoletto di terra, sono prese molto seriamente.

Notizia degli ultimi giorni è, infatti, quella secondo cui Monsignor Valentino Di Cerbo, vescovo di Alife-Caiazzo, si è schierato assolutamente contro l’utilizzo di colonne sonore di film nei matrimoni moderni.

Non è una novità, in effetti, che i giovani sposi richiedano un repertorio musicale personalizzato, qualche volta, rifacendosi alle note di Ennio Morricone, dei film Disney o dei grandi personaggi del panorama rock, come Cohen, con la sua meravigliosa Hallelujah.

Decisamente troppo, per il pensiero del vescovo, che ha commentato così la questione: “Queste canzoni sono definite estranee al significato del Sacramento e, per questo, si esprime vivo rammarico per il comportamento dei parroci che hanno permesso tali abusi. In Chiesa possono essere eseguite solo musiche liturgiche approvate dalla competente autorità ecclesiastica e si dispone che ogni testo che entra a far parte di un rito sacro, compreso quello del Matrimonio, venga previamente conosciuto e approvato dal Parroco o dal Rettore della Chiesa, che – anche se non assiste personalmente – ne è responsabile di fronte al Vescovo e alla Comunità. (…) La scelta del repertorio fondata su musiche di kolossal cinematografici, o film d’animazione, nonché testi di musica leggera – nonostante il riconosciuto spessore estetico – priva la celebrazione del Sacramento della dimensione della preghiera, del decoro e del significato spirituale che esso racchiude. (…) L’utilizzo di queste musiche tende a dare spazio a gesti ed emozioni che negano ogni valore alla speranza cristiana e alla fede nella Vita futura”, motivo per il quale queste musiche non vengono vietate solo nei matrimoni ma anche in altri tipi di celebrazioni, come i funerali.

Una decisione che è stata accolta piacevolmente da alcuni fedeli e pesantemente contestata da altri, che si sono sentiti privati della possibilità di rendere una cerimonia, seppur religiosa e rispettosa del credo, unica e personalizzata al 100% da musiche, in ogni caso, di spessore e il cui valore è riconosciuto da tutti, a livello mondiale.

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Simona Vitagliano
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