La realtà vista dall’obiettivo di Henry Cartier Bresson

La realtà vista dall’obiettivo di Henry Cartier Bresson

Un artista che ha cambiato la concezione dell’arte fotografica guadagnandosi l’appellativo di “occhio del secolo“, questo è Henri Cartier Bresson, il primo ad aver inventato il filone del foto-giornalismo e ad aver fatto della fotografia di stampo surrealista un’espressione artistica apprezzata dal grande pubblico e non più un fenomeno di nicchia.

La grande sensibilità di un fotografo come Bresson è intimamente legata alla sua passione per la pittura, passione che sboccia sin da giovane e lo porta a frequentare gli ambienti in cui operano i surrealisti francesi. Quest’amore per l’arte, inizialmente estraneo alla macchina fotografica, si trasforma poco alla volta in un bisogno impellente di accostarsi alla realtà in modo diretto e spinge l’artista ad immortalare scene di vita quotidiana nella loro naturale bellezza, senza l’utilizzo di un pennello, bensì attraverso l’occhio di un obiettivo in grado di cogliere la naturale essenza delle cose.

La passione per la fotografia e il suo talento innato fanno di lui un maestro del settore e ancora oggi lo rendono fonte di ispirazione e guida per i fotografi e gli appassionati di tutto il mondo. I suoi scatti restano impressi nell’animo di chi li ammira e alcuni sono così belli ed espressivi da essere diventati icone del periodo storico in cui è vissuto.

Quando l’arte raggiunge certi apici basta a se stessa perché diventa patrimonio dell’umanità e fa sì che il suo autore passi quasi in secondo piano, ma in questo caso, rendere omaggio a chi ne è l’artefice è doveroso. Per questo ci teniamo a presentare un ritratto in breve di quest’eccezionale  figura di fotografo, conosciuta con il nome di Henry Cartier Bresson.

Henry Cartier Bresson: il ritratto di un fotografopittore

Bresson nasce in Francia, a Chanteloup-en-Brie, il 22 agosto del 1908 e si avvicina sin da giovane alla pittura, grazie al fascino esercitato su di lui da artisti del calibro di JaquesEmile Blanche e André Lhote. I suoi interessi all’inizio sembrano andare in direzione contraria rispetto alla fotografia ma ben presto, grazie all’influenza di Jean Renoir, figlio di uno dei più amati e raffinati rappresentanti dell’impressionismo francese, si avvicina al cinema e alla fotografia, scoprendo un’enorme ed incontenibile passione fino ad allora sopita.

Da questo momento la macchina fotografica diviene la sua più fedele amica e grazie ad un innato talento, la sua fama cresce a dismisura facendo di lui uno dei fotografi più apprezzati del suo tempo. Durante la seconda guerra mondiale Bresson entra a far parte della resistenza francese e viene catturato dalle truppe naziste, riuscendo a fuggire dal carcere solo al terzo tentativo. Questa traumatica esperienza, che termina definitivamente nel 1944 con la liberazione di Parigi, diviene fonte di ispirazione per alcune delle sue foto più note ed apprezzate e contribuisce a consolidare il suo successo.

La sua fama, infatti, continua a crescere e a due anni dalla sua scomparsa il  MOMA di New York organizza una mostra postuma in suo onore, credendolo morto in guerra. Tuttavia Bresson, venuto a conoscenza della notizia, comunica al mondo di essere ancora vivo e decide di curare personalmente il grande evento, dedicandosi un anno intero alla sua organizzazione. L’enorme successo riscosso dà inizio al suo lungo pellegrinaggio intorno al mondo e durante gli anni di maggior fama, l’artista si dedica sia alla fotografia che al suo primo amore, la pittura.

Nel 2000 nasce la Fondazione Henri Cartier-Bresson con lo scopo di raccogliere le sue opere e creare uno spazio espositivo aperto ad altri artisti, che ancora oggi, a dodici anni dalla sua reale scomparsa, si occupa della tutela dei suoi capolavori.

 

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