Storia delle fedi nuziali
Abbiamo visto come sia lontana, nel tempo, la tradizione dell’anello di fidanzamento e come già per Visigoti e Germani, il dono di un anello implicava un impegno/contratto nuziale.
Ma da dove deriva, invece, l’usanza degli anelli che ci si scambia a vincolo del matrimonio?
Origini di un rituale
Gli anelli hanno sempre avuto un ruolo piuttosto importante, anche nelle civiltà del passato.
In genere rappresentavano un momento importante o uno status civile, divenendo anche segnale di riconoscimento in determinate situazioni: gli antichi egizi, per esempio, erano soliti saldare agli anelli dei sigilli con particolari geroglifici o i classici scarabei; i greci, più o meno con la stessa intenzione, immortalavano sui cerchietti d’oro cammei o incisioni; gli antichi romani, invece, avevano un vero e proprio codice civile legale per il quale i cittadini liberi indossavano anelli d’oro, mentre gli schiavi liberati anelli d’argento e gli schiavi semplici anelli di ferro.
Il cristianesimo ha sublimato l’usanza degli anelli proprio dal passato, cominciando, dal Medioevo, a consegnare anelli particolari durante l’incoronazione di re e la consacrazione di vescovi. Un’usanza che si è tradotta nel rituale odierno secondo il quale ogni pontefice riceve un “anello piscatorio“, con incisa la barca di San Pietro e, a contorno, il suo nome. Questo anello è unico per ogni pontefice ed è soprattutto utilizzato per il sigillo da porre sulle epistole papali: per questo motivo, alla morte del pontefice, questo monile viene spezzato e ne viene forgiato uno nuovo per il futuro Papa.
Ma come si è arrivati, allora, al matrimonio?
Nel XVI secolo gli anelli divennero importanti e fondamentali tasselli della moda del tempo: ogni dito poteva contenerne uno che raffigurasse qualche sigillo o fosse tempestato di pietre colorate.
Se in epoca barbarica le promesse d’amore erano suggellate da un gioiello che aveva il ruolo dell’anello di fidanzamento odierno, al tempo dei Romani si cominciò a distinguere questo tipo di anello, chiamato “anulus pronubus”, dall’anello nuziale, che prendeva il nome di “vinculum”.
Una bizzarria è rappresentata dal fatto che si trattava di monili di ferro, quasi mai realizzati con metalli preziosi, del tipo di oro e argento, ideati per essere indossati soltanto dagli uomini!
In seguito, l’usanza venne estesa alle donne ed, infatti, ci sono innumerevoli testimonianze di matrone romane con anelli nuziali importanti: alcune avevano, sulla struttura, una piccola chiave applicata, come simbolo della loro autorità in famiglia.
Il rituale dello scambio di anelli, però, come detto, risale al XVI secolo e solo nel Settecento si cominciò ad incidere, all’interno delle fedi, il nome degli sposi.
Si considerò, poi, di eleggere l’oro come metallo prescelto per questo importante gioiello, poichè simbolo dell’eternità per i cristiani.
Il nome stesso di “fede” deriva dal latino fides, che significa, appunto, fedeltà.
Una piccola curiosità: inizialmente, la fedeltà, per i romani, era quella che ogni cittadino doveva giurare allo Stato, tant’è che venne chiamata Fides anche la dea della lealtà. Solo successivamente questo concetto venne fatto proprio ed esteso nel rituale religioso del matrimonio cattolico.
Oggi la fede è il simbolo dell’unione tra due coniugi, che può essere avvenuta anche soltanto in comune: il suo ruolo è socialmente inglobato anche al di fuori di rituali e credenze religiose ed ha un significato di “appartenenza” e di comunicazione all’esterno di un impegno sentimentale definitivo.
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