Salgado arriva a Napoli
Sebastião Salgado, classe 1944, è un fotografo brasiliano, considerato tra i più grandi artisti a livello globale dei nostri tempi.
Proveniente da una formazione universitaria nel campo dell’economia e della statistica, è approdato tardi alla fotografia, inserendosi, però, quasi da subito, nel panorama mondiale delle eccellenze. L’ispirazione è venuta da una missione in Africa, tant’è che le tematiche che lo hanno sempre interessato sono state, più che altro, quelle del sociale e dell’ambiente, tra i diritti dei lavoratori, la povertà, gli effetti distruttivi dell’economia di mercato nei Paesi in via di sviluppo… tutto documentato attraverso una fotografia rigorosamente in bianco e nero, tradizionale e analogica.
I suoi lavori
Salgado ha lasciato molto presto il mondo delle agenzie per mettersi in proprio, realizzando reportage che lo hanno impegnato anche per diversi anni e che lo hanno reso noto in tutto il pianeta: il suo “La mano dell’uomo“, ad esempio, è una pubblicazione di 400 pagine, del 1993, che è stata tradotta in ben sette lingue ed accompagnata da una mostra presentata in oltre sessanta musei e luoghi espositivi in giro per il mondo.
Nel 2013, inoltre, il quotidiano brasiliano O Globo ha pubblicato un lungo articolo, corredato di sue foto, sugli Awá, la tribù locale più minacciata del mondo, alla quale lo stesso artista ha dato sostegno attraverso la campagna Survival International.
Il progetto Genesis e il passaggio al digitale
Il passaggio al digitale, per Salgado, è stato praticamente una conseguenza, quasi una leggera forzatura.
All’inizio della realizzazione del progetto Genesis, infatti, aveva calcolato che avrebbe dovuto girare il mondo con circa 30 Kg di pellicola, senza contare che, a causa delle misure di sicurezza derivanti dagli attentati dell’11 Settembre, queste avrebbero dovuto attraversare più volte i rilevatori a raggi X, con conseguente perdita di qualità dell’immagine e del vantaggio qualitativo derivato dalla fotografia tradizionale. Tutto questo ha portato l’artista, inevitabilmente, a rivolgersi al mercato del digitale, optando per la Canon.
La mostra a Napoli
245 immagini compongono questo lavoro che ha tenuto l’artista in viaggio per 8 anni, tra i luoghi più remoti del nostro pianeta. Scoprire la bellezza di quelle terre incontaminate e condividerle con il mondo è, per Salgado, il modo più naturale di lanciare un messaggio di salvaguardia, di allarme, per comunicare agli esseri umani che è impellente un cambio radicale nel nostro stile di vita, per porre rimedio ai danni che la nostra specie ha perpetrato indisturbatamente, per secoli, nei confronti dell’ambiente, della nostra stessa salute e degli animali.
Il lavoro è diviso in 5 sezioni: Il Pianeta Sud, I Santuari della Natura, l’Africa, Il grande Nord, l’Amazzonia e il Pantanàl.
In questi 8 anni, infatti, Salgado si è ritrovato tra tartarughe giganti, iguane, leoni marini, zebre e animali selvatici, ma anche mescolato tra popolazioni indigene ancora vergini (Boscimani, Pigmei…), vivendo a stretto contatto con il loro mondo per diversi mesi alla volta, per cogliere attimi importanti della loro vita, a stretto contatto con la natura e l’ambiente.
Tutto questo sarà disponibile agli occhi dei napoletani e dei turisti, dal 18 Ottobre 2017 al 28 Gennaio 2018, al PAN (Palazzo Arti Napoli).
Un appuntamento a cui tutti gli appassionati di fotografia, antropologia e natura non potranno assolutamente mancare.
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